mercoledì 14 novembre 2007

FECCIA

E' esattamente 2 anni che continuo a dire che metà degli incidenti che avvengono negli stadi sia direttamente colpa della polizia.
Se è vero che un ultrà va allo stadio per picchiare, è vero anche che un poliziotto va allo stadio per lo stesso identico motivo.
Quando passerà la logica che se un cittadino viene picchiato dalle forze dell'ordine, ciò è infinitamente peggio che se succede il contrario? Che sia esso rumeno, hooligan, albanese, marocchino.
Quello che è successo Domenica è una cosa completamente al di fuori dalla logica di qualunque paese che si definisce libero e democratico.
Sono sicuro che l'agente non ha mirato per uccidere, se l'avesse fatto, sicuramente non l'avrebbe centrato.
Dicono sia una tragica fatalità.
Probabilmente è vero, ma allora anche a Perugia, è una tragica fatalità, stavano trombando con un coltello in mano, e probabilmente un orgasmo un po' più intenso del normale, ha fatto il resto.
Se passa la logica della tragica fatalità, tutto può essere ricondotto a ciò.
Ricordo di aver visto alle Iene un servizio su di un pestaggio subito da una "facinorosa Hooligan" di 60 anni, da parte della polizia.
Questo è il punto, o la Polizia punisce severamente ogni abuso dei suoi dipendenti, nostri dipendenti, con la massima severità ogni qualvolta succede, oppure non possono parlare di tragica fatalità quando il fatto assume i connotati di tragedia.
Perchè se io metto due molotov all'interno di una caserma, mi rinchiudono e buttano via le chiavi e se invece dei poliziotti mettono delle molotov all'interno di un luogo pubblico ( Via Diaz ) possono tranquillamente aspettare il processo liberi e probabilmente ancora in servizio?

martedì 9 ottobre 2007

Uolter

Uolter vincerà?

Si che vincerà.

E quindi:

Concerti a manetta, ma solo
di gruppi che dichiarano, come minimo, di sconfiggere la fame nel mondo.

Gay a go go, ma solo
se non dicono: Ieri mi sono venuti in culo ed ho goduto tanto tanto.

Cinema, ma solo
di sinistra ma non troppo

Turismo ma solo
Chiantishire e simili

Televisione ma solo
se intelligente, quindi quella che faccio io, e qui mi potrebbe anche andare bene

Cucina ma solo
Se ancorata al territorio e molto slow

Immigrazione ma solo
Se sono presentabili, hanno un lavoro, pagano le tasse, e possibilmente sono profughi politici

In conclusione un molto politically correct che me fa da vomitare.

SEMEN

Il mio sogno si sta avvererà. Se per wikend trovo l’ingredienti, che dovressi procurare spacciatrice muso giallo nippo, sulle tavole di una strada periferia ma no troppo tanto di Roma, sabato saranno serviti il piatto che più di ogni cosa io sempre volessi cucinare: gli spaghetti alla Sborra.
Campane suonano a party per lieta novella.
Tranquilli non è seme umano, bensì di pesce, ma se a Venezia dice el buso xè sempre el buso, io potere dire La sborra xè sempre sborra.
Molto felice e contento.

martedì 18 settembre 2007

PRIMO POST SETTEMBRINO

Sarà un riassunto.

Mangiare. Ricordi d’Estate.
Bar dei Napoli di Alliste (Le).
Posto strepitosamente buono per le colazioni.

I ricci di Porto Badisco (Le)

Miglior cena? Trattoria sociale di Sgonico (Ts). Pollo fritto da sballo

Seppioline d’alto Adriatico di fine Agosto.
In anticipo sui tempi. Ai ferri o fritte sono una delle cose più buone che un palato possa degustare.

Libri letti
L’ultimo di De Cataldo. Nelle mani Giuste.
Una Cacata pazzesca.

Codice Sigma di Ludlum
Bha, Fumettone da leggere d’estate ma con un finale scontato da metà libro in poi.

'La Fiamma e la Celtica', Il Neofascismo Italiano da Salo' a Casa Pound
Bel libro. Da leggere.

Tutta un'altra strage
di Riccardo Bocca
Libro interessante sulla strage di Bologna.



Film Visti
Mio fratello è figlio unico di Lucchetti
Il film non è male. L’interpretazione di Elio Germano è una delle cose più sublimi che il cinema italiano abbia manifestato ultimamente. Posso dire una cosa senza passare per bestemmiatore eretico? A me Elio Germano in questo film ricorda tanto Gian Maria Volontè nelle sue interpretazioni migliori. E considero Volontè il miglior attore italiano di sempre

Taugh Enough
Film tedesco. Bello. Bello.

L’ultimo Re di Scozia
Meritatissimo l’oscar a Forest Withaker

Bobby di Emilio Estevez
Miglior film della passata stagione

Domande a cui non riesco dare risposta
Come fa un celiaco a fare la prima comunione?

Dopo aver visto le squadre di basket e calcio francesi, come fanno ad essere così abbronzati? Che in Alsazia ed in Bretagna il sole sia più forte che in Sicilia?

martedì 17 luglio 2007

IMMORTALE

Alla fine penso che questa poesia sia l'unico vero capolovaro che abbia mai scritto.
L'unica che rimarrà ai posteri come chiaro esempio di letteratura post atomica, con la caratteristica, come tutta la grande letteratura, di aver anticipato i tempi.
Buona lettura

Sborra fuoriuscente dal retto di una scrofa senza peli sulla lingua ma solo sul petto.
Ruminante atavica dal sapore mestruale
Figa che puzza di scarpena in putrefazione
Vomitante androide dalla grande vagina slargata da corna di bisonte inferocito colpito in pieno dal revolver di cristo cazzo di dio bestia

Perdente nella sua selvaggia modestia di feccia scalpitante,
vincente di rotoli di sperma nera come il petrolio di Saddam
e limpida nel suo amore per l'infinitamente lurido e sporco.
Scimmiescamente uccelli trasbordano fogne e pantegane

Pericolosi pruriti di pustole di peste accolgon lor signori alla tavola imbandita
di cazzi pelosi come gli orsi che fecondano mutanti dalle forme religiose,
croci infiammabili di nafta usata e carbone grigio come la clitoride di una prostituta di strada. Coltelli affilati di robba a chiazze che non permettono di esaudire i nostri sogni di promiscuita. Ingenerosamente schifida e gretta memoria, di luridi ominidi smerdati da flotte di barchini usati per la scoperta di mitili fondali di stupranti alghe indemoniate

lunedì 16 luglio 2007

LICEITA' DELLA MASTURBAZIONE NEL PRELIEVO DEL SEME

Da: http://www.zenit.org/article-11294?l=italian

La diagnosi della fertilità maschile attraverso l'analisi del seme non è per sé immorale. Nessun esame diagnostico è infatti sbagliato in quanto diagnostico; semmai può esserlo per le motivazioni con cui viene richiesto - es. l'aborto eugenetico -, o per i rischi connessi.
Occorre tuttavia che il metodo di prelievo sia morale, e perciò che sia evitata la masturbazione. La masturbazione è infatti un grave male morale, in quanto scolla radicalmente la sessualità dal suo senso e il piacere sessuale dal suo contesto specifico (nella fattispecie da quell'atto coniugale caratterizzato da un significato procreativo e da un significato unitivo); come tale non può mai essere giustificata, nemmeno per un fine buono.
Perché un'azione sia buona, infatti, occorre che anche i mezzi siano buoni, o comunque non immorali, dal momento che il fine non giustifica i mezzi.Come precisa l’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede Donum Vitae (1987), “la masturbazione, mediante la quale viene normalmente procurato lo sperma, è un […] grave segno di tale dissociazione [fra i due significati dell’atto coniugale]; anche quando è posto in vista della procreazione, il gesto rimane privo del suo significato unitivo” (n. 6)
Esistono tuttavia tecniche di prelievo del seme eticamente accettabili anche in assenza dell'atto coniugale, come la MESA (Microsurgical Epididymal Sperm Aspiration, cfr. M.L. Di Pietro-E. Sgreccia, Procreazione assistita e fecondazione artificiale tra scienza, bioetica e diritto, La Scuola, Brescia 1999, p. 33). Questo metodo richiede l'anestesia generale del paziente e permette di recuperare spermatozoi che non hanno, però, completato il primo ciclo di maturazione (e ciò richiede un processo di capacitazione in laboratorio abbastanza elaborato).Si è tentato anche il metodo chiamato VIRICAR o elettroeiaculazione (cfr. E. Sgreccia, Manuale di bioetica, Vol. I, Vita e Pensiero, Milano 1999, pp. 431-439) che stimolerebbe l'emissione del seme (con spermatozoi più maturi, dunque) senza provocare orgasmo, ma le cui possibilità di diffusione, a causa degli elevati costi e delle incertezze di applicazione, non sono alte. Un altro metodo moralmente lecito è il prelievo dello sperma nell’uretra dopo polluzione involontaria (cfr. ibidem), per quanto di difficile realizzazione.In realtà, il mancato perfezionamento di tali tecniche e la scarsa diffusione sono dovuti alla mentalità fondamentalmente edonistica, che non vede nella masturbazione un male, a maggior ragione quando avviene per scopi diagnostici o terapeutici. Rappresentando un sistema facile, economico e abbastanza efficace, il reperimento del seme tramite masturbazione è divenuto prassi ordinaria, spesso neppure messa in discussione. Eppure non si può nascondere che rappresenti anche psicologicamente, oltre che eticamente, un elemento di difficoltà per gli uomini, che talora rinunciano alla diagnosi proprio a causa dell’umiliazione e dello squallore che la fase di prelievo del seme comporta.
Va inoltre detto che tali indagini diagnostiche al di fuori – ma spesso anche all’interno – del matrimonio partono molte volte già con una scorretta idea di apertura alla vita, ed un conseguente orientamento chiaramente rivolto alla fecondazione artificiale.Per i coniugi – o comunque in presenza di “attività sessuale” – la raccolta del seme può avvenire in corrispondenza di un rapporto coniugale, attraverso la raccolta dello sperma nel fondo della vagina, nell’uretra in cui resta un residuo, nella vescica insieme con le urine (trattate con soluzione antiacida) in caso di eiaculazione retrograda (ibidem). Può altresì avvenire con l’utilizzo durante il rapporto di un preservativo perforato, al fine di trattenere parte del seme e tuttavia di non dare origine ad un atto contraccettivo (con condom perforato un eventuale concepimento naturale sarebbe possibile). Naturalmente si può usare anche un preservativo integro, o si può ricorrere al coito interrotto con successiva immediata raccolta del seme in capsula sterile, ma in questi casi si ha di nuovo un’azione moralmente illecita, di tipo contraccettivo, che scinde positivamente l’atto coniugale dal suo significato procreativo.

martedì 3 luglio 2007

GRANDI BAR TRIESTE

Il bar degl’angeli.
Bel bar nel centro storico di Servola con vista a 360° sulla Ferriera. Il posto è tranquillo ed appartato, pochi i turisti, e pochi anche i triestini che si avventurano per i ripidi pendii di quella che è stata la culla della cultura S’ciava a Trieste. Cameriere sui 60, con dai 15 ai 30 chili sovrappeso vi accolgono in sottovesti nere. La degustazione parte con una delle due miscele con cui questo bar ha conquistato proseliti in giro per il mondo, il nescaffè originale. Due cucchiani, con aggiunta di acqua bollente ne fanno uno dei migliori mai testati. A chi non piace l’aroma così intenso della Nestlè, vi è anche la scelta del Nescaffè decaffeinato. Alcune volte, dobiamo dirlo, il prodotto originale viene cambiato con delle imitazioni a basso costo, cosa che mi ha lasciato basito.La vera specialità del posto è la degustazione in terrazza, dove all’aroma inimitabile del nescaffè si unisce l’acre odore di idrocarburi e derivati che conferiscono all’assaggio l’aurea di esperienza inimitabile. A me viene sempre da pensare: Se Mel Gibson in Mad Max beve caffè allora deve essere questo.Il posto ha anche una discreta presenza di liquori da hard discount e di bottiglie di pregio, con una interessantissima mescita di vini Moldavi e Uzbeki.Non di rado nascono risse per i motivi più banali, solitamente per epiteti tipo s’ciavi de merda o Italiani Kuraz.Nell’insieme un gran bel posto.
Voti:
Ambiente 7
Odori 10
Caffè 9

Da Franco e Katy
Questo posto è sito vicino all’O P P, l’ex ospedale psichiatrico di Trieste. La capacità di vendere ogni genere di preparazione a base di caffè mi lascia ogni volta senza parole. Penso sia l’unico posto sulla faccia della terra in cui si può ordinare un intero pasto a base di caffè. Spaghetti al pomodoro con polvere di caffè, Lasagne alla bolognese con polvere di caffè, Sanguinaccio con polvere di caffè, Riso alla pescatora con polvere di caffè, Orata al cartoccio con polvere di caffè, Gelato al caffè con le vongole.E poi il caffè. E che caffè. Dovete sapere che i nonni di Franco e Katy sono stati i consiglieri personali di Mobutu, per chi non lo ricordasse ex dittatore sanguinario dello Zaire. Bene Mobutu regalò all’epoca ai nonni di Franco e Katy 400 ettari di piantagione di caffè, con annessi 45 schiavi a parametro zero. Bene, il caffè che si beve oggi, è lo stesso di una volta, unico caso di schiavismo vero ancora esistente al mondo. Parliamo di catene, fruste e sevizie, che rendono inimitabile l’aroma del caffè.Ogni primo venerdì del mese si organizzano degustaszioni in cui sono presenti i caporioni della destra fascista di Trieste. Durante questi incontri si procede all’ascolto dei lamenti dei poveri schiavi che rendono l’aroma del caffè ancora più profumato.Se volete un caffè come Dio comanda questo è il posto che fa per voi.
Voti:
Ambiente 9
Odori 6
Caffè 10

All’Arcangelo S’ciavo
Il bar è localizzato nel bel mezzo della zona serba di Trieste, vicino la Madonnina, da qui il nome del posto. Qui si viene per vari motivi. Le cameriere sono le più fighe di Trieste, roba da 90-60-90, e cambiano circa ogni settimana, cosa che ha destato più di un sospetto alla Polizia triestina. Il caffè non è poi così buono, ma la battaglia della birra balcanica è una di quelle esperienze che bisogna assolutamente fare almeno una volta nella vita.Si inizia su tre tavoli distinti. In uno i Croati, in uno i Serbi e nell’ultimo esuli istriani da 50 anni a Trieste. Di solito per ogni tavolo si siedono una decina di persone.Si inizia a bere e si va avanti per tre giorni di fila. Dopo le prime sei ore iniziano tipo Karaoke ad andare ad ogni tavolo inni nazionalisti del paese in questione. Si passa dai festeggiamenti per il massacro di Vukovar dei Serbi all’indirizzo dei Croati, per poi passare all’innalzamento delle foibe a virtù nazionale dei Croati rivolto agli italiani, per terminare con una versione triestina di Faccetta nera, rinominata Faccetta S’ciava, urlata a squarciagola dagli italiani.Per anni la manifestazione è stata sospesa, ora da un paio d’anni è di nuovo in auge e vero orgoglio delle tradizioni nazional popolari triestine.

Voti:
Ambiente 10
Odori 10
Caffè 5

mercoledì 27 giugno 2007

MANCANZA DI LOGICA

In Italia abbiamo tanti problemi, e quello che più mi fa andare in bestia è la mancanza di logica con cui questi vengono affrontati.
Il sillogismo aristotelico non è più di moda.

Un esempio è sotto gli occhi di tutti in questi giorni.

Problema:Fa caldo
Soluzione idiota: tutti con i condizionatori accesi
Conseguenza: spreco di risorse energetiche, in città fa ancora più caldo, emissioni di co2, innalzamento della temperatura terrestre, siccità in Africa, emigrazione, invasione di extracomunitari in Italia.
Il problema iniziale non è stato risolto, anzi è peggiorato e si è aggiunto pure un nuovo problema.

Una persona pragmatica dovrebbe osservare come problemi che sembrano distanti tra di loro possano avere una soluzione unitaria.
E qui si arriva all'elevazione cosmica di menti creative come la mia.
Io sto risolvendo contemporaneamente i due problemi.
Passeggiavo per Roma alle 14 di ieri pomeriggio, affannato dal gran caldo e con la vista disturbata da gruppi di venditori ambulanti che intralciavano il passaggio.
E' in questo preciso momento che ho avuto un illuminazione, quasi fossi San Paolo sulla via di Damasco.
Ho bloccato due energumeni di colore, gli ho misurato il bicipite ed ho subito capito che facevano per me.
In breve, da ieri sera ho due senegalesi in casa che a turni di otto ore a testa, utilizzando
ventagli modello coloniale, mi rinfrescano la casa. Gli do 15 euro al giorno a testa e il mio sgabuzzino per dormire, il 20 % in più di spazio di quello a cui erano abituati.
Nel mio piccolo, ho risolto con un unica azione due dei problemi che attanagliano l'Italia, il caldo e l'immigrazione, con pragmatismo e quel briciolo di cuore che tutti noi sotto sotto possediamo.

domenica 3 giugno 2007

SENZA TITOLO

Clownesca interpretazione del mio io
Circense approfondimento della propria essenza
Faccio ridere?
A me faccio solo piangere
Lacrime non ne emergono
E rimangono nell'intimo
Inutile provare a sgorgarsi
Troppo spossante e triste
Che di me l’esistenza avrà comprensione?
Chiedimelo.
Ti rispondo. In una parola.
Tant’è che andrò lontano
E la rimanderò al mittente
Costui è ferito, aggrappato
Bastioni rozzi e maleducati
Torri infrangibili di caos
Ingiurie urlate e rimosse
Silenzio.
Lui ascolta
Capisce e commenta
Laddove finisce il credo
Logica inesistente di tante utopie
Che svaniscono nel mio io

martedì 29 maggio 2007

PANE AL POPOLO

Mi diverte sempre tanto vedere quanto la gente abbia bisogno di certe stronzate per dare un po' di colore al grigiore della propria vita. Parafrasando un Carletto appena appena più famoso di Ancelotti, direi che il calcio è l'oppio dei popoli. Pensateci un attimo: Il Presidente della squadra campione d'Italia manda letteralmente affanculo la squadra rivale (gesto dell'ombrello), nel bel mezzo di un derby sentitissimo e in mondovisione; quest'ultima, neo campione d'Europa, di tutta risposta festeggia il trono europeo esponendo uno striscione volgare e offensivo nei confronti della prima ("Lo scudetto mettetevelo in culo"). Roba da terza categoria o giù di lì. O da Terzo Mondo o giù di lì. A corollario del tutto, per placare gli animi e ritornare a quella civiltà per la quale facciamo delle guerre, vengono sguinzagliate le due "cime" delle squadre, quelli intellettualmente più dotati, noti per il loro aplomb, la loro sobrietà, la raffinata diplomazia: Marco "Matrix" Materazzi e "Ringhio" Gattuso! Il solo pronunciare i loro nomi basterebbe a far disperdere l'unità più agguerrita delle Tigri di Arkan.E' la logica del bar dello sport, quella che in questo paese ha fatto grandi i Moggi e i Biscardi.La gente si spertica in commenti e sfottò vari su delle vaccate come la succitata, ne parla come fosse una questione di onore, di principio, si fa persino depositaria di valori etici da insegnare "a quegli altri". Ma perché a me sembra molto più grave il fatto che Elisabetta Gardini, deputata di FI, si lamenti che Vladimir Luxuria a Montecitorio usi il bagno delle donne?

Ad ogni modo, lungi da me a fare il moralista.
Anzi, ripeto, storie come questa mi hanno sempre fatto sorridere:
IL POPOLO HA FAME? PANE AL POPOLO!

giovedì 24 maggio 2007

TEMPO E VERITA'

Un giorno, nel tentativo di consolarmi da una delle mie prime disillusioni amorose, una persona molto saggia mi disse: “Più forte del dolore è il tempo. Più forte del tempo c’è solo l’amore.” Non capii, ovviamente. Ero ragazzino. Non ne avevo gli strumenti e, forse, nemmeno la voglia. A distanza di tanti anni, però, quella frase è ancora impressa nella mia memoria. Oggi, col senno di un adulto seppur per molti versi immaturo e infantile, il messaggio mi è chiaro. O almeno credo.
Affermare che il tempo è la panacea di tutti i mali è forse dire una banalità, ma dire una verità, sia pure la più grande, non è forse la cosa più banale del mondo? La Terra è tonda e gira intorno al Sole. Il mare è blu, il cielo azzurro. Verità. Banalità. Nel momento stesso in cui viene rivelata, la verità diventa banalità. Dove sta la sua grandezza, allora? Non nella sua rivelazione, dunque. No, la grandezza di una verità sta nella sua ricerca, in ogni piccolo passo che si compie per arrivarci. Non è bella l’eiaculazione in sé, è bello tutto ciò che porta ad essa. Ed ecco che scoprire che il tempo allevia il dolore non è altro che un’esperienza di vita che chi è più vecchio di noi ha già avuto la (s)fortuna di vivere e che ci tramanda come un atto di saggezza. Ma è un’esperienza di vita che farò anch’io e i miei figli dopo di me.
Mi sorgono un paio di dubbi al riguardo.
Ragionando per sillogismi, se il tempo è più forte del dolore e l’amore è più forte del tempo, allora l’amore è più forte del dolore. Ma il mio dolore è figlio dell’amore. Dunque?
E poi, ammettiamo che l’amore sia più forte del tempo, e ammettiamo che sia una verità, come ha fatto l’uomo ad arrivarci? Ha abbattuto il muro del tempo? È sconfinato nell’eterno? Ma questo non è umano.
Qualcuno potrebbe tirare in ballo Dio.
Ma io l’amore l’ho conosciuto, Dio lo sto ancora aspettando…

lunedì 21 maggio 2007

ETICA O MORALE?

Non molti sanno forse che etica e morale non sono esattamente sinonimi. Entrambe indicano un insieme di regole comportametali, secondo la logica del bene e del male, del giusto e dello sbagliato, ben radicate nei nostri costumi. La sottile differenza risiede nel fatto che la prima, l'etica, mira più a un ambito collettivo, sociale, come comportarsi con gli altri; si potrebbe identificarla con la tradizione. La seconda, invece, la morale, è qualcosa che attiene al proprio essere, al proprio io, fa parte della sfera più intima dell'uomo. Dunque, qualcosa di moralmente riprovevole può essere eticamente giusto. "Ammazzarne uno per educarne cento" può rendere l'idea. In questo senso, a volte, se non spesso, violare l'etica è più che mai morale. Non come nel caso di "Rinchiudere Mastella in un ospizio e buttare via le chiavi!", perché qui i dubbi sono fugati: etica e morale vanno a braccetto.

ETICA E MORALE

Poi oggi sono in vena di scrivere e nessuno mi può impedire di scrivere ciò che ho voglia di scrivere. Quindi scrivo.
Cosa è etico e morale?
E' etico dar via 5 grammi di fumo ad uno che te lo ha chiesto?
E' morale?
Ma se poi con quei soldi ti fai una vacanza rimane etico?
Morale?
E' etico piantarla e fumarla?
E se poi viene un tuo amico e la fumate insieme?
E magari gliene vendi un po'?
Fumo si', alcol si', sigarette si'. E poi? Creccole ad un rave? Etico? Morale?
Croupier al casino'?
E' etico fare la spogliarellista? E la prostituta? Dove sta la differenza?
E' etico essere un indipendentista Basco? Ed essere un indipendentista Padano?
E' etico essere s'ciavo?
E' etico votare Forza Italia pur sapendo che Berlusconi è un bandito figlio di puttana? E se non sai che Berlusconi è un bandito figlio di puttana?

Moralmente ignobile ed eticamente stanco, ruzzolo giù da pendii che non hanno nessuno splendore.

Ferrara è assi intelligente, ma non ha nessun senso etico e la sua moralità è inversamente proporzionale al suo schifoso lardume

Il paradiso è eticamente acettabile come concetto?
E l'inferno?
La robba?
E i film sulla robba?
E le canzoni sulla robba?
Lou Reed è eticamente corretto?
Er pupone Francesco Totti? No lui no.
Dare soldi ai canili quando ci sono persone che muoiono di fame?
Scrivere cazzate di e mail quando ci sono persone che muoiono di fame?
Fare il pieno di benzina?
Avere il riscaldamento?
E' etico che non sia stato ancora stampato una versione del Kamasutra in Braille per ciechi?
E comunque le figure come cazzo farebbero a capirle?

Vicissitudini vissute in epoca lontana, riempono lo spazio vuoto di un momento nullo

Credere nella Dea Kalì?
Pensare che Federer sia più forte di Sampras?

Assiomi contradittori permettono allo yoghurt di avere la frutta in pezzetti o liofilizzata

Cosa cazzo c'è di etico e morale in Maradona? Però nel suo era il più grande di tutti.

Ciao

domenica 20 maggio 2007

1000 e una scusa!

Chi di voi non si mai inventato una scusa per non vedere una persona? Io ho perso il conto. Ultimamente però attingo sempre più spesso e sempre più a piene mani dalla mia fantasia. Stavolta sono indeciso tra queste due. Sono due diverse risposte alla precisa domanda della signorina: “Quando ci vediamo?”. Graditi consigli.

Scusa 1:
Ho ospiti a casa in questi giorni. Ti chiamo io nei prossimi giorni.

Scusa 2:
Non puoi immaginare cosa mi è successo poco tempo fa. Camminavo tranquillamente per il Viale quando sono stato attratto irresistibilmente da un forte luccichio, giusto sotto un albero. Era una moneta da 100 lire, il caro vecchio conio. Commosso come nemmeno Baldini dopo la vittoria alla maratona olimpica, mi vi appropinquo e mi chino a raccoglierla. In quel mentre, un fulmine a ciel sereno di rara potenza spacca in due il tronco, che inevitabilmente mi crolla addosso. Non solo sono miracolosamente vivo, ma ho anche pochi danni: trauma cranico e spalla destra slogata. Mezz’ora dopo, dall’Ospedale Maggiore distante 500 metri scarsi, arriva l’ambulanza con i suoi abili soccorritori che, nel tentativo di tirarmi fuori, mi incrinano tre vertebre, mi fratturano il femore destro e mi slogano la caviglia sinistra. L’autista è visibilmente obnubilato dai fumi dell’alcool e poco dopo tampona un TIR dicendo di non averlo visto. Si apre lo sportello posteriore e io, immobilizzato sul lettino a carrello e impossibilitato a muovermi, scivolo fuori dall’abitacolo e inizio una folle corsa verso il mare. La gente pensa a uno scherzo e, scansandosi, mi insulta o mi ride in faccia. Con moto uniformemente accelerato giungo al Molo Audace che suo malgrado diventa la mia rampa di lancio. Giunto in fondo, il lettino si stacca da terra e spicca un volo che non si arresta prima di ammarare al largo di Grado. Fortunatamente per me, i recenti tagli alla sanità hanno fatto sì che i lettini delle ambulanze fossero sostituiti con dei materassini da mare. Non tutti i mali vengono per nuocere. Dopo qualche ora di nulla assoluto, vengo avvistato dalla Guardia Costiera. Ma il mare è minaccioso e c’è aria di burrasca. Si scatena una specie di uragano e l’imbarcazione, nel tentativo di salvarmi, affonda. Io sono completamente in balia delle onde e dopo una notte di impetuosa furia gli elementi si calmano. Mi ritrovo nelle acque internazionali al largo della costa brindisina, ma non lo so. Una motovedetta della Guardia di Finanza mi intercetta e mi si avvicina: “Tornatene nel tuo paese, profugo di merda!” – “Sono italiano!”, gli rispondo, ma ho perso i documenti durante la tempesta e non posso dimostrarlo. “Tu sei un albanese di merda che ha imparato l’italiano dalla televisione e cresciuto col mito della Nutella e dei bastoncini Findus. Ora vieni nel nostro paese a rubare nelle ville e stuprare le nostre donne! Sparisci!”. E se ne vanno, abbandonandomi al mio destino. Ore dopo arriva una motovedetta della Capitaneria di Porto di Valona. Uno dell’equipaggio mi urla qualcosa in albanese. Non capisco, ma non sembrano essere complimenti. “Sono italiano!”, gli faccio. “Tu sei un albanese che cerca di abbandonare il suo paese clandestinamente invece di restare e migliorarlo. E ora parli quella lingua di merda che hai imparato dalla televisione per sfuggire alla legge.” E mi arrestano. Prima però mi sbattono in un lazzaretto di Valona per curarmi. In stanza con me c’è il figlio di un noto boss della zona, dedito soprattutto alla “tratta dei clandestini”. In un perfetto italiano privo di articoli mi svela che è lì per un piccolo regolamento di conti finito male per lui, ma peggio per l’altro, e mi confessa che adora il nostro paese, che ha imparato la nostra lingua da Mamma Rai, che Lilli Gruber è il suo sogno erotico ricorrente, che ama la Ferrari, Valentino Rossi e la pizza, anche se la loro è più buona. Mi prende in simpatia e ne approfitto per chiedergli aiuto a tornare in Italia. Lui mi dice che ci sono due modi: uno sicuro (pagare 5000 € o donare un organo a scelta tra milza, rene e pancreas), e uno un po’ più rischioso ma gratuito. Scelgo quest’ultimo, giocoforza. Mi spiega che a Otranto stanno girando un film sull’invasione turca del 1480 e che per rendere le scene più realistiche hanno deciso di far combattere realmente le due opposte fazioni. A rappresentare i “crociati otrantini” sono stati scelti detenuti pluriomicidi delle frange più estremiste della destra ultranazionalista e forcaiola del Meridione tutto, mentre gli invasori maomettani sono costituiti da profughi di varie etnie, religioni, culture e provenienza geografica. Non ho scelta e m’imbarco. A metà viaggio raccolgo tutta la mia impavidità e vado dal comandante della ciurma. “Perché non circumnavighiamo il Salento e approdiamo in Calabria? Certo, è una regione di merda abitata da gente di merda, ma almeno non dovremo combattere!” La mia uscita si rivela subito poco felice. Il tipo, infatti, è originario di Spezzano Albanese, comune calabrese di 7.000 anime. Tutte albanesi! Lui ha avuto un foglio di via per un tragico errore e ora vi sta facendo ritorno. Per punizione ha deciso di farmi uscire per primo dalla nave e lanciarmi addosso ai galeotti all’urlo di “Terroni di merda! Allah è grande e mo’ vi facciamo un culo così!” Siamo quasi arrivati. Ho giusto il tempo di scriverti queste poche righe e rispondere alla tua domanda. Dunque, se tutto va bene e mi danno una nomination come miglior attore non protagonista, possiamo vederci alla Notte degli Oscar dell’anno prossimo, a Los Angeles; se invece non va tutto proprio alla perfezione, ho già disposto di farti recapitare le mie ceneri. Non credo di essere l’Araba Fenice, ma non si mai…

mercoledì 16 maggio 2007

PUNTUALIZZAZIONE POST INTERPRETAZIONE POST PRECEDENTE

Non ho più problemi di soldi da quando ho assicurato gli organi della famiglia di Mr. Bean a una branca della Triade che ha scelto come centro dei propri interessi la riva sinsitra del Canal Grande, zona Ponterosso. Mi hanno trattato bene. Hanno apprezzato il fatto che offrissi loro merce di rara qualità, tirata su a prosciutto in crosta, crauti, jota, cevapcici, kren e struccolo de pomi. E poi anche all'ombra della Grande Muraglia sanno oramai che - come recita orgogliosa un'insegna nel centralissimo Corso Italia, là de Pittarello - "Trieste no xè cità de veci, xè cità de zente vissuda", ragion per cui la geriatria non è scienza che troverà fioritura in questi feudi...
Per quanto concerne il mio cuore, o come lo chiama qualcuno "la mia colata di cemento", quello sì, puzza di naftalina lontano miglia. Ho provato a offrire anch'esso ai musi gialli, ma mi han risposto che piuttosto prenderebbero quello di un pollo affetto da aviaria. Ammesso che esista. Peccato. Con quei soldi avevo pensato di comprarmi un atollo nell'Oceano Indiano e affittarlo alle superpotenze mondiali per i loro esperimenti nucleari. Ho pensato anche a come difendermi da Greenpeace. Li obbligherei a fare uso dei prodotti da banco del Bosco di P. Goldoni per un anno e poi confronterei la radioattività delle loro fogne con quella dell'habitat del mia piccolo Mururoa. E col cazzo che li ospiterei sulla mia isola...

martedì 15 maggio 2007

INTERPRETAZIONE POST PRECEDENTE

La donna per cui l'amore del mio socio batte non è sicuramente quella il cui padre se li avesse tovati a cupulare nella carrozza 8 posti 81 e 82 avrebbe innescato la lupara e colorato di rosso gli interni così confortevoli dei giganti delle rotaie che ogni giorno solcano da nord a sud questa nostra penisola così ben descritta da tele di artisti di ogni epoca, etnia, credo religioso, fede calcistica, segni zodiacali, predilezioni enologiche.


E nella sua complessità, il senso dello scritto, non sembra nemmeno a doversi cercare, in una metafora, per saggiare le intenzioni del compagno furlano ad un eventuale ricerca insieme del piacere anale

Sarà forse l'antica coinquilina e i ricordi della lei biancheria intima?

No non penso.

Da poco ho capito. Felicitandomi della novella.

Il cuore del nostro eroe batte per un intera famiglia.

Me ne parlò a Trieste quando salii l'ultima volta.

"Marco, per fare qualche soldo, mi prostituisco con l'intera famiglia di
Mr Bean: la vecchia, il vecchio e il figlio mona......
....All'inizio lo facevo per soldi, ma le labbra di lei e la gioia di loro nel affettarmi a mano il cotto in crosta, mi hanno fatto capire che l'esperienza terrena è priva di senso senza amore geriatrico, poligamo e bissessuale"

venerdì 11 maggio 2007

Come stai?

Bene.
Quante volte l’avete detto? La mia persona non si sottrae alla regola.
Ma ieri un mio caro amico mi ha chiesto: “Come stai?” E io gli ho detto la verità.
Eccola.
Black Rock Desert, Nevada.
Tutt’intorno solo rocce, sabbia e polvere. Sono le 9 del mattino di un giorno qualunque, tanto è uguale. La colonnina di mercurio segna già 45° all’ombra. Peccato che non ci sia, l’ombra. Sono a bordo del bolide col quale Andy Green nel ’97 sfondò la barriera del suono sfiorando i 1228 km/h, avvolto in una tuta di pelle di coccodrillo del Nilo. Qualche raggio in più non mi farà male. Sono in piena corsa sul rettilineo sterrato che mi porterà verso la gloria, forse, o verso l’ennesimo fallimento della mia vita. Con l’equilibrio mentale che contraddistingue uno sciatore al chilometro lanciato, sfido le leggi della fisica e del buonsenso e penso a Onishi, altrimenti noto come il “padre dei kamikaze”. Penso: “Lui nella Storia c’è entrato.” Penso: “Perché io no?” Penso: “Non penso troppo per uno che sta correndo a mille all’ora e non sa bene perché?”
Sullo sfondo, all’orizzonte, si staglia quella che probabilmente sarà la mia Piramide di Cheope. Un muro di cinta alto non si sa quanto, largo non si sa quanto. È lì, imponente, mi aspetta. Penso: “Eccolo!”, ed è già lì. In mezzo, nel pieno centro, un’apertura. Il mio bolide ci passa: ci sono abbondanti 10 cm a sinistra e abbondanti 10 cm a destra di spazio. Ci passerebbe un neopatentato in retro. Vorrei il pilota automatico. Non ce l’ho. La mia corsa continua, folle. Non ho scelta, mi si pone un aut aut. Posso decidere di proseguire imperterrito, inseguendo quella gloria che fa rima con felicità, se va bene, o diventare un adesivo del muro, se va male; o posso premere il pulsante di espulsione che mi paracaduta al di là dell’ostacolo in un atterraggio comunque faticoso e doloroso e continuare a essere il Signor Nessuno che son sempre stato.
Ieri come oggi, come domani. Nessuno.
Cosa farò? Non lo so. So solo che, intanto, non sento più il rombo dei reattori.
Penso: “Ho sfondato il muro del suono o il muro di cinta?”
Dovrei pensare di meno! Un adesivo non pensa…

Che ci crediate o meno, questa è una metafora dell’amore.

giovedì 3 maggio 2007

COERENZA

Sono sei mesi che dico: La chiesa ha tutte le sue ragioni a demonizzare i DICO. Se secondo la dottrina cattolica l’unione di due persone non può esistere al di fuori del sacro vincolo del matrimonio, è giusto che un credente conosca i rischi a cui va incontro (inferno, purgatorio, flagellazioni, ) se ha intenzione di convogliare a giusti DICO.

Trovo assurdo che uno possa permettersi di dire cosa può o non può dire la chiesa, trovo altrettanto assurdo che al giorno d’oggi l’80 % dei parlamentari abbia paura di assumere posizioni in contrasto con il Clero.

Ma va da se, siamo un paese che è cattolico, e tutto sommato quel minimo di dignità internazionale che ancora ci è rimasta, la si deve al fatto che Roma è la capitale di quasi un miliardo e mezzo di cattolici nel mondo.

Certo, per uno come me, che non vede nessuna differenza sostanziale tra Padre Pio e Wanna Marchi, e considera Giovanni Paolo II una delle persone più efferate del ‘900, l’Italia non è propriamente il Bengodi.

Quello che io trovo assurdo, e completamente fuori da ogni logica, è come la chiesa possa permettersi di criticare un presentatore che durante il concerto del primo Maggio dice due cazzate, tra l’altro vere, sull’evoluzionismo cattolico.

Che a Welby non siano stati concessi i funerali religiosi, per quanto io, in questo caso, completamente d’accordo con la chiesa, è una verità

Che vicino a Cristo ci fossero due ladroni, è una verità

Che Enrico De Pedis, il Dandy di Romanzo Criminale, sia sepolto con tutti gli onori in una chiesa romana, è una verità.

Che l’intellighenzia cattolica sia sempre stata pappa e ciccia con i vari dittatori Europei e Sudamericani, è una verità.

Quindi, mi potete spiegare che cazzo ha detto di male il povero Rivera?
Tra l’altro ha un cognome che mi sta anche sulle balle.

La mancata presa di posizione della sinistra mi fa vomitare, sempre a chiedere la non interferenza del Vaticano, poi quando hai veramente l’occasione di dargli una bastonata ti riduci ad una battuta di Prodi:
“Bisogna abbassare i toni”

Che toni?

Riusciremo mai a vivere in un mondo in cui chiesa, laici, e qualunque altra categoria, potranno dire quel cazzo che più gli aggrada?

giovedì 19 aprile 2007

' 83

Visto che il mio socio l'ha citata, eccola.
Noterete sicuramente somiglianze con il primo Montale, ma anche con l'opera di Saba.
Certo qualcuno di voi rintraccerà un tratto linguistico più maturo, simile agli ultimi versi di Dino Campana e, se non siete ignoranti, riconoscerete pure una struttura poetica vicina ai primi futuristi.
Buona lettura


La credenza popolare ti inganna,
stupidamente ignorante nel suo essere,
ignobile scienza del salvarsi,
sudore cagnesco nella tua vita,
essenza atea del cattolicesimo,
una rondine non fa primavera,
non vedo rondini dall’83,
bambino in campagna,
un cacciatore la accoppata.
Fine della primavera dell’infanzia funesta,
inizio del terrore senza fine di una rivoluzione dettata dai fratelli,
testimoni di Geova,
che ti fermano,
creatori di bestemmie,
devi andare al cesso,
no, lì ad ascoltarli,
come un fesso fai finta ti interessi,
li fermi e dici mi state facendo bestemmiare,
loro ti dicono non bestemmiare,
li uccidi e vai a cagare,
all’inferno,
ma ti liberi

mercoledì 18 aprile 2007

ANNUS HORRIBILIS O FATIDICUS?

L'ultima volta che l'Inter vinse lo scudetto (maggio 1989) cadde il Muro di Berlino (9 novembre 1989). Ora, se queste sono le premesse e ragionando per deduzione, intorno alla metà di ottobre del corrente anno potrebbe verificarsi uno dei seguenti fatti:
- lo sbriciolamento della Grande Muraglia cinese;
- l'apertura di una falla nell'Area 51 con conseguente fuga di tutti gli alieni segregati stile Guantanamo;
- (benedetto) Ratzinger, dopo aver già manifestato la sua fede juventina, dichiara la propria omosessualità a Clemente Mastella;
- il vincitore del GF di quest'anno eletto Presidente del Consiglio ad INTERim, ma senza portafoglio;
- io che mi ritrovo a scegliere se farmi la Bellucci o farmi prete;
- io (che da buon prete) molesto i bambini, vengo denunciato, incriminato, ma non mi faccio un minuto di carcere grazie all'indulto;
- i francesi che ammettono la sconfitta ai mondiali e riconoscono la superiorità della nostra cucina offrendoci Platini all'amatriciana su un vassoio d'argento;
- G. W. Bush che si dà al giardinaggio;
- l'anno 1983 (in breve, l''83), ANNUS FATIDICUS, assunto a nuovo spartiacque del Tempo, sostituendo tale Gesù Cristo: il 2007 diventerà il 24 d.'83!
Quale si verificherà. Si accettano scommesse.
BUONA FESTA A TUTTI!

giovedì 29 marzo 2007

NOIA E DIVERTIMENTO

La noia.Anch'io ogni tanto. Ma solo se non lavoro, il lavoro nobilita l'uomo, boiascheo.
Qui a roma è sempre uguale. Ogni tanto lavoro, ogni tanto mi gratto i coglioni. Per divertirmi e farmi passare il tempo, la sera qualche volta prendo lo scooter, faccio un giro, e cerco di trovare un distributore di benzina gestito la notte da un cingalese. A quel punto chiedo 5 euro dibenzina e scendendo dallo scooter cerco di urtare lapompa di benzina facendo in modo che un po' della benza vada addosso al cinghio.Mi scuso, me ne vado, mi accendo una sigaretta, faccio un giro, e dopo una manciata di minuti me ne torno al distributore e gli getto il mozzicone di cicca addosso. Alcuni bruciano, alcuni si erano già asciugati dalla benzina. Il più divertente è stato uno che per salvarsi si è buttato sul tevere, ma non sapendo nuotare l'hanno trovato tre giorni dopo con i polmoni pieni di acqua.
Un bacio amici.

martedì 20 marzo 2007

GRAZIE GINO!!

«Ma che cazzo gli è venuto in mente a D'Alema di parlare di "canali umanitari"? È come metterci l'etichetta! Con che faccia vado a trattare laggiù? Con quella d'uno che sono sette anni che si fa un mazzo così per aiutare gli afghani e adesso, invece, si trova qui a rappresentare proprio il governo d'un Paese che loro odiano? Sia chiaro, eh? Io l'ho detto subito — s'era messo a gridare in cucina —: fuori dai coglioni il Sismi, i Ros e tutti quei signori! Se hanno un capo, che li richiami subito. O noi, o loro».
Testo e musica: Gino Strada. Fonte: Corriere della Sera.
Non voglio soffermarmi sulla grandezza di quest’uomo, VERO EROE dei giorni nostri, sullo straordinario impegno civile e sociale che lo vede ogni giorno protagonista in una lotta impari contro le nefandezze della Guerra. Mi ci vorrebbe una vita. No, voglio solo ringraziarlo. Ringraziarlo perché non solo ha dimostrato che è possibile compiere gesti indelebili come salvare una vita umana trattando con uno dei più feroci esponenti dei Taliban, il mullah Dadullah, senza versare una goccia di sangue, con la sola forza del prestigio internazionale meritatamente conquistatosi con Emergency; non solo è riuscito a “imporre” al proprio governo di mettere da parte “signori” come quelli del Sismi e dei Ros (credo sia la prima volta, e se questi sono i risultati… a voi la sentenza!); non solo è riuscito a far fare (non solo a dire, caro Nanni) al governo di centrosinistra qualcosa di assolutamente di sinistra; no, voglio ringraziarlo perché finalmente, dopo mesi, sono riuscito a trovare un buon motivo per cui mi sono recato alle urne il 9 aprile 2006, piuttosto che andare a puttane come il resto del paese (ma ci sono andato il giorno dopo, tranquilli!)
Non vorrei apparire troppo prosaico, ma riflettete un attimo: riuscite a immaginare gente come Gasparri, Storace, Bondi, Schifani, Calderoli, Borghezio, Buttiglione, Mastella… – che qualcuno provi a dirmi che Mastella è di sinistra! – chiedere a Berlusconi di escludere servizi segreti e reparti speciali da una trattativa così delicata e di assegnarla a un’organizzazione umanitaria?! Per quanta fantasia abbia…
Sorvolando sui dubbi di Gasparri e Calderoli sui «rapporti tra il governo e i talebani», mi congedo col profondo commento del leader del centrodestra («Ringraziamo Dio»), che mi suscita un dubbio atroce: si riferiva al suo unico, diretto superiore o anche per lui, come per me, Gino Strada è un dio?

PERCHE' PRODI MI FA VOMITARE

Perché è brutto, e quindi non esporta adeguatamente il simbolismo sessuale italiano

Perché è vecchio e dovrebbe essere in pensione ormai da anni

Perché uno che scrive una tesi di laurea sul protezionismo industriale è completamente inopportuno ad un mondo globalizzato come il nostro.

Perché deve ancora dirci chi cazzo gli ha detto di Gradoli durante la famosa seduta spiritica nel periodo del sequestro Moro

Perché parla come il peggiore dei Don Camillo italiani

Perché non va a viados come il suo portavoce

Perché non l’ho mai visto fumarsi una tromba in pubblico

Perché non l’ho mai visto ubriaco in pubblico

Perché fa il moralista

Perché era dirigente e poi presidente dell’Iri nel periodo peggiore dell’industria statale

Perché è il cattocomunista per eccellenza

Perché ha una moglie che sembra molto più intelligente di lui

Perché ha gli occhiali e non si mette le lenti a contatto

Perché non dice che in Nigeria l’Eni fa affari con le più brutte persone che l’umanità ricordi e che i sequestratori dei tecnici italiani hanno maledettamente ragione

Perché pur andando in bicicletta ha almeno una decina di chili di troppo

Perché è il presidente di un consiglio dei ministri in cui Mastella fa il Ministro di Grazia e Giustizia

Perché è da vent’anni che tra Italia ed Europa è sempre presidente di qualcosa.

Perché non si ritira sull’Appennino Tosco Emiliano a guardarsi il Tour de France bevendosi un calice di buon lambrusco e mangiandosi un piatto di tagliatelle, smettendola di romperci i coglioni.

Altri Perché?

sabato 17 marzo 2007

LINEA EDITORIALE

Pretendiamo di scrivere meglio degli altri, è vero. Pretendiamo di essere talentuosi, e il talento, si sa, discrimina. Pretendiamo di dire cose più intelligenti degli altri, non perché gli altri siano meno intelligenti di noi, ma perché noi siamo più intelligenti degli altri. Pretendiamo di avere sempre ragione, tranne quando ce l’hanno gli altri. Cioè mai. O sempre, a seconda dei punti di vista. Pretendiamo di poter dire quello che vogliamo senza rendere conto a nessuno, senza che nessuno si scandalizzi, oppure che si scandalizzi pure, ma che non ci rompa… le uova nel paniere. Non pretendiamo che ci capiate. Non è da tutti. Pretendiamo di dire le nostre cazzate spacciandole per perle di saggezze, essendo il confine tra una perla di saggezza e una cazzata talmente labile da risultare spesso invisibile ai nostri occhi! Non pretendiamo che siate politicamente scorretti, irriguardosi, irrispettosi, offensivi come lo siamo noi di tanto in tanto. Pretendiamo di ricevere commenti senza peli sulla… tastiera. E se poi sono politicamente scorretti, irriguardosi, irrispettosi, offensivi come i nostri (o anche più), pazienza! Non sobbalzeremo sulla sedia. Pretendiamo che ci scriviate quello che pensate senza freni inibitori, anche se direte cose stupide, sgrammaticate, prive di nesso logico. Al limite vi correggeremo, vi ricopriremo di insulti, o vi ringrazieremo. Se cercate compassione, commiserazione, misericordia, questo non è il posto che fa per voi! Il buonismo non alloggia in questo blog! Se vi garba, bene, altrimenti… andersen! Non verseremo lacrime d’amaro. E se vi viene voglia di insultarci, fate pure! Anzi, lo pretendiamo!

venerdì 16 marzo 2007

MANGIARE A TRIESTE

Sito com’è a San Giovanni, quartiere popolare tristemente famoso per il suo “Comprensorio”, alias il "grande innovativo asilo per alienati", alias il "magnifico frenocomio civico di Trieste", di certo non vi stupirete di imbattervi in un’avventura come quella che andrete a leggere se un giorno avrete la balzana idea di testare la bravura dell’équipe gastronomica alle dipendenze della famiglia Skuban.
Appena varcate le soglie del ristorante, un’occhiata fugace ed ecco svelato uno degli arcani più reconditi della storia della città, ossia il motivo per cui si è giunti ad appellare il locale “Antica Trattoria Skuban – 1865”: esclusi il mio compagno di sventure ed io e una avvenente cliente sui 30-35 anni il cui mestiere atavico era facilmente intuibile, ciò che si stagliava davanti ai nostri occhi era uno spaccato fedele della società triestina, ovvero un’accozzaglia eterogenea di viscidi individui dal pungente odore di naftalina, probabilmente discendenti diretti di Matusalemme, ma con una pensione lievemente più sostanziosa. Grazie a noi, l’età media passava da 1865 anni a 1864 anni e 8 mesi.
Un cameriere che non brilla certo per la classe si avvicina balbettante al nostro tavolo. Inizia ad elencarci i piatti e ci rendiamo immediatamente conto che l’anda non è l’unica cosa balbettante che ha. Una forma rara di balbuzie ne rende pressoché impossibile la comprensione, nonché discutibile il suo ruolo di interazione con la clientela. Il menù cartaceo si rende assolutamente indispensabile. Infine, la scelta: menù degustazione di cucina triestina e alcuni piatti alla carta.
Intanto la fascinosa mademoiselle di cui sopra sculetta allegramente tra i tavoli, rendendo un po’ più piacevole quella che sarà a tutti gli effetti una delle peggiori esperienze gastronomiche della nostra vita. Il menù degustazione, immutato da quando Trieste era ancora sotto l’impero, inizia con prosciutto cotto di bassa qualità scaldato alla piastra, insalatina tiepida di anatra con cuori di palma e mais, e prosciutto s’ciavo di qualità s’ciava.
Per primo arriva una crespella al basilico, vero monumento del locale, ricordo d’infanzia perché era stato il piatto principe del matrimonio di mio nonno nel 1947. Il bis di primi, i fusi con la gallina di istriana memoria e le trofie all’anatra, a onor del vero, si lasciavano mangiare senza eccessivo sforzo di palato.
Proseguiamo con la iota, famosa minestra triestina a base di crauti, fagioli e patate simile nella preparazione a quella della mensa universitaria di Largo Papa Giovanni.
Per secondo ci propinano uno stinco, che, causa un colpo di genio dello chef, ci viene servito caldo come il Canale della Manica a febbraio, e delle costolette d’agnello (probabilmente morto di stenti in Siberia durante la rivoluzione d’ottobre del ’17) scongelate nell’’89 subito dopo la caduta del Muro di Berlino, grigliate il 1° maggio 2004 in occasione dei festeggiamenti per l’entrata ufficiale della Slovenia nella UE, e riscaldate 10 minuti prima di essere servite alle nostre capricciose papille gustative. Stinco freddo, costolette fredde: a voi l’ardua sentenza!
A coronamento di questi fantastici secondi, che non fanno certo della leggerezza il loro cavallo di battaglia, ci vengono servite delle patate arroste ben arrostite e dei delicatissimi spinaci al burro. Una ventata di freschezza sulla tavola! Meno male che il vino era un rosso di quelli robusti, un ottimo Keber Collio Rosso, che comunque non ci ha impedito di lasciare quasi intatti i contorni, per la felicità delle bestie da cortile della famiglia Skuban.
E per fortuna la aggraziata ancheggiante fanciulla continuava sculettante il suo andirivieni dalla toilette, non si sa se per problemi di flatulenza (improbabile), di eccessiva attività fisiologica (da non escludere) o per intossicazione da cibo (i bookmakers inglesi la danno a 1.20)! Al di là delle motivazioni, il fatto in sé ci portava giovamento, distogliendo per qualche secondo l’attenzione dalle stomachevoli pietanze.
Una nota di merito, però, va data: il dolce, una millefoglie con crema pasticcera, era veramente buono. Come un boletus regius in un cesto di amanitae falloides! Diamo a Cesare quel che è di Cesare.
La grappa, in certi casi vera àncora di salvezza, la scegliamo da un carrello di distillati veramente al top, con etichette pregiate come Montenegro, Averna, Jägermeister, e due grappe istriane. Per fortuna il patron del locale, noto alcolista della città, conserva ancora due gocce di grappa Poli, che ci viene gentilmente offerta, previo pagamento in conto di euro 5 cadauna.
Dopo aver lasciato sul tavolo la modica somma di 111 euro in due, di cui buoni 20 tra caffè, ammazzacaffè e due bottiglie di acqua gassata, per un attimo ci è balenata l’idea di compiere un servigio all’umanità tutta immolandoci all’interno del ristorante come neo bonzi.
All’uscita del locale, sorvolando sulle irripetibili frasi tra il blasfemo e l’irriguardoso che non riuscivamo a trattenere, con la più classica delle botte di… fortuna, troviamo un passaggio in macchina che ci porta velocemente lontano da quella banlieue. Non appena saliti a bordo, il gentile conducente ci rivolge la più ovvia delle domande: “Vi è piaciuto?”. Il momento peggiore della serata! Intuisco appena in tempo l’entità della tragedia che sta per consumarsi, avverto chiaramente che il mio amico sta per abbandonarsi a un turpiloquio contro i 150 anni di storia skubaniana, e con una mossa fulminea mi rivolgo al simpatico conducente: “Tu lavori da Skuban?” – “Sì”, risponde lui col sorrisone stampato sulle labbra, “in cucina!”. Cala il gelo nell’abitacolo. Il mio amico si ghigliottina la lingua.
Non voglio soffermarmi sulle patetiche frasi di circostanza cui abbiamo dovuto ricorrere per salvare le apparenze, né sulla sua soddisfazione di lavorare in un posto prestigioso con tanto di ferie ad agosto e gennaio; vi basti sapere che per mandare giù l’ignobile cena e l’ancor più ignobile coup de théâtre finale, ci siamo fatti due assenzi e tre cuba libre stile peggiore bar di Caracas…


Gusto: 5
Qualità della materia prima: 4
Ambiente: 1,5
Odori: 10+
Servizio: 3