sabato 9 marzo 2013

Prime impressioni


Sono solo sensazioni. Potrei essere nell'errore più' totale, ma, mie e completamente soggettive.
Eccomi qui a scrivere le mie prime impressioni newyorkesi. La prima cosa che ti sorprende della città' e' sicuramente l'accoglienza, e' una città' calda e molto semplice di primo acchito.  Il paradosso e' che questo non deriva dal calore delle persone o della città', ma proprio dal contrario, e' una città' che dalla freddezza e dal menefreghismo totale delle persone diventa accogliente.
E' lo stesso paradosso (al contrario) del film di Emmerich The day after tommorow, in cui il mondo soccombe sotto una nuova glaciazione derivante dall'innalzamento del riscaldamento globale. Qui, non gliene sbatte un cazzo a nessuno chi sei, cosa fai, da dove vieni, quindi diventa abbastanza facile inserirsi e farsi i fatti propri in perfetta tranquillità'. Ti senti a casa tua perché' potrebbe essere la casa di chiunque al mondo. Esattamente il contrario di come e' Roma ad esempio, città' calda che diventa freddissima nel momento in cui non condividi le regole di comportamento generale. New york e' enorme, Manhattan no. Sicuramente grande, ma ci si muove con una facilita' che distrugge ogni distanza. Puoi tranquillamente andare da una parte all'altra della città' (considerando anche le vicinanze di Brooklyn, Queens e Bronx) più' volte al giorno senza problemi. E' un luogo dove dopo 3 giorni riesci a muoverti con estrema facilita', e' una rastrelliera perfetta, e' tutto una avenue verticalmente e una street orizzontalmente. Penso di non aver mai utilizzato un numero civico per arrivare in un posto. E' l'isolato che conta, ovvero il quadrato che nasce dall'intersezione tra una avenue e una street, poi il posto lo trovi. La città' cambia in continuazione, abito nell'east village 2nd avenue 7th street, e se quando esco di casa mi muovo verso  sinistra, vero la 3rd avenue,   in 200 metri mi trovo catapultato nella NY dei grattacieli, nella NY da immaginario collettivo. Se vado a destra, verso la 1st av potrei essere tranquillamente nel centro bohemien di una qualunque capitale europea. Andando più' a sud ed entrando a chinatown, potrei essere a Shangai, dove anche i nomi delle cose  sono indicati in lingua indigena. Il tutto vissuto dalle persone con estrema naturalezza. E' la città' di chiunque. La cosa che forse vedi meno e' proprio l'americanita', che finora ho riconosciuto solo nell'orgoglio patriottico del memorial center del World Trade Center (a scanso di equivoci, ero entrato solo perché' mi serviva il Wi-FI : ) ) e in qualche schifosamente obeso che pascola per la città'. La città` ha sicuramente un anima mediterranea, molto più' che continentale. E' pulita, ma non pulitissima, ordinata, ma non ordinatissima. Italiani, Ebrei, Russi e Orientali hanno lasciato il loro imprinting in maniera sicuramente maggiore rispetto agli anglo tedeschi olandesi delle origini. Che pero' mantengono una specie di ultima parola. Ecco quindi forse svelato  l'arcano, che può' concludere il mio ragionamento. E' come un gioco in cui le regole sono state dettate dal più' classico degli Wasp, che pero' ha invitato tutto il mondo a giocare, questo gioco si e' modificato e si e' arricchito, ma lasciando il regolamento delle origini e facendolo diventare in automatico il gioco più' importante del mondo.