giovedì 21 aprile 2011

BINGO

L’iconoplastica terrifica della postura di un gambero su di un letto di agretti diventa a tutt’oggi la ragione dei malesseri di un’intera società. Società basata sulla voglia di riprendere il filo della storia, esorcizzare il genocidio degli armeni tramite la scultura neo classica del Canova.
Richiamare a noi, i volti terribili del Bergese, intento a scopiazzare ricette di Artusiana memoria. Chiedo, sarà mai possibile, che le agghiaccianti richieste di una banda di truffatori, possano archiviarsi solo in Passaporti opportunamente scaduti?
E ribadisco, quanto vi è di vero nella passione di alcuni lavapiatti di Ragusa, che scioperano all’interno di un processo che vige ormai da millenni?
L’idea semiologia dello spezzatino sarà mai uguale ai quattro gol di Belanov alla Danimarca nel Mondiale dell’86?
Perché, ed ora rispondo, la quasi sicura chiusura del Raznici Bar di Buje in Istria, ha compensato la stretta finale delle sette sorelle del petrolio americano?
In Iraq sì, e qui sono d’accordo con il direttore, ma solo a scanso di equivoci.
Perché la gioia finale sarà uguale al percorso di ritorno? O solo ed esclusivamente al passato? Ma ci ricordiamo veramente qual è questo lontano presente?
Questo è il punto. Chiedersi fino a quando la filippina che ci pulisce le scale, a cui chiediamo più o meno frequentemente favori sessuali, non rimarrà gravida di seme.
Chiedersi il motivo che sta dietro le cose, ma anche avanti, e pure di lato. Perché se ci manca una visione a 360 gradi del cosmo, l’unica riflessione da farsi è quella del tacco, che sia di 12 centimetri o di 4 a noi non importa, basta che sia tacco. E non un’inutile rovesciata creata a doc tanto per stupire.
Il fulcro delle cose sta nell’olimpo, e di quell’olimpo noi siamo i visitatori, non i semplici attanti.